L'isola
C’era una volta (e forse ancora c’è) un’isola in mezzo all’oceano, sconosciuta ad aviatori e marinai. Le sue radici affondano nel cuore della Terra, dove arde il fuoco dei vulcani; le balene la cullano con il loro canto e la notte, ogni notte, le stelle stendono su di lei un velo impalpabile di silenzio, per proteggerne il sonno.
Non ci sono adulti sull'isola: soltanto bambini. Qualcuno ha la tua età, altri pochi mesi, altri 120 anni. Come é possibile che un bambino abbia 120 anni? Ti svelo un segreto: dentro ogni uomo c'é un bimbo, che sta con lui tutta la vita. L'uomo invecchia, il suo bimbo no. Nell'isola di Amore si é bambini anche a 120 anni. Talvolta l'uomo é cieco, o sordo. Non con gli occhi, né con le orecchie, ma con il cuore. Allora, se il suo cuore é sordo o cieco, l'uomo non si accorge più del bambino che é in lui, diventa triste, tanto triste e solo: le forze lo abbandonano e muore.
Ogni bambino, nell'isola di Amore, sa fare qualcosa di particolare: Andrea fa sbocciare i fiori di cristallo, Anna pettina la coda alle comete, Nicola dipinge le ali delle farfalle e le pinne dei pesci.
Una bimba stava in disparte. Nessuno riusciva a farla sorridere, neppure gli scoiattolini che inventavano per lei mille capriole o il serpente Pallino che fingeva di cadere da un ramo e di andarsene zoppo per il prato. Pallino le voleva molto bene. Un giorno, dopo essersi inutilmente gettato dodici volte da una pianta e aver zoppicato per sette ore e mezzo, decise che così non poteva continuare. Si recò allora a chiedere consiglio al Mago Buono che vive dentro la grande quercia.
"Mio buon Mago", gli disse, "io sono un serpentello verde e rosa, non mi intendo di nulla e non capisco i bambini. Ma tu, che sei saggio e tutto conosci, aiuta la bimba, falla sorridere."
"Ascolta, Pallino: la bimba non é giunta qui da altri pianeti, come voi. Lei é l'isola stessa. Voi non sapete nulla degli uomini tristi che là, nel mondo, invecchiano soli. Nelle grandi città, in mezzo alla gente, hanno perso il loro bambino. In quel piccolo specchio che tiene con sé, la bimba vede i loro visi stanchi, i loro occhi spenti. Soffre per quegli uomini, perché la bimba é Amore."
Pallino non capiva. I vecchi sono sempre un po' strani, figuriamoci poi se sono maghi. Andò a consultarsi con la civetta. A loro si unì la faina, che passava in quel momento per caso. Cosa si poteva fare? Pensavano, pensavano, sospiravano, ma risposte alla domanda proprio non trovavano. Pallino tornò alla quercia, dal Mago.
"Ti prego, tu che hai la bacchetta con in cima la stella, pronuncia la formula, manda la bimba nel mondo: forse là troverà qualcosa che la farà felice." E poiché lo aveva chiesto con sincero Amore, ciò avvenne, perché quella era la magia dell'isola.
Il mondo era pieno di uomini tristi. La bimba camminava scalza per le vie della città. Qualcuno la notava e le regalava una monetina, ma i più tiravano diritto senza far caso a lei. Possedeva solo lo specchio, e lo porgeva ai passanti: i più le dicevano di farsi da parte, di non infastidire; qualcuno rideva, qualcuno minacciava. Ma qualcuno, talvolta, si fermava.
Cosa si vedeva dentro lo specchio? Bambini. Biondi, bruni: giocavano in riva al mare, si arrampicavano sulle piante di mele per raccoglierne i frutti. Ce n'erano anche di malati, allo stremo delle forze. E persino di pietra.
Gli uomini che non avevano mai lasciato la mano del proprio bambino, nello specchio lo vedevano sereno e allegro: sorridevano e proseguivano felici insieme per la via.
Alcuni vedevano un corpicino magro e deperito, e lo rifiutavano. "Se fosse sano e bello, forse... Ma uno così mi farebbe perdere tempo, e poi magari neanche guarisce..." Lo lasciavano nello specchio e se ne andavano soli, ad invecchiare tristi.
Altri provavano pietà per il proprio bimbo malaticcio; si toglievano la giacca e gliela mettevano addosso per scaldarlo, poi si dirigevano verso casa: là gli avrebbero dato del buon latte zuccherato tenendoselo stretto al cuore. Le guance del bimbo tornavano rosse e paffute all'istante, e l'uomo si stupiva di ritrovare in sé quella gioia da tempo dimenticata.
I bambini di pietra attendevano. A volte mille anni. Per loro ci voleva qualcosa di straordinario. L'uomo con il quale avrebbero dovuto vivere era morto nel cuore. La bimba era seria: nemmeno uno di questi bambini era ancora tornato alla vita.
Un giorno incontrò Martino: aveva all'incirca otto anni, e non portava nessuno per mano: lui e il suo bambino erano un tutt'uno, tanto si volevano bene.
"Ciao. Io mi chiamo Martino. E tu?"
La bimba non rispose. Il silenzio é regola d'Amore.
"Mi fai vedere il tuo specchio?"
Glielo porse. Martino guardò. Vide un bimbo di pietra, piccino, raggomitolato: come dentro la pancia della madre. Pensò alla sua mamma, che a casa lo attendeva per coprirlo di baci. Quel bambino non aveva mamma, né baci. Lacrime calde caddero sullo specchio.
Per quel bimbo Martino soffriva, per lui piangeva. La vista era annebbiata, eppure... si stropicciò gli occhi: era vero! Sì! Il bambino nello specchio si stiracchiava, svegliandosi dal lungo sonno. Gli tendeva le manine perché lo aiutasse a uscire. Sarebbero stati amici per sempre. Si strinsero in un abbraccio che pareva senza fine.
La bimba sorrideva felice: nel mondo era nata una vita.
Sorrideva anche il Mago, sull'isola in mezzo all'oceano. Pallino aveva seguito nella boccia di cristallo tutto ciò che era accaduto nel mondo; per la gran gioia aveva fatto una giravolta ed era caduto come al solito dal ramo.
"Falla tornare, ti prego!" strillava saltellando contento.
"Sì, sì!" facevano eco gli scoiattoli, la civetta e la faina. La cometa correva su e giù nel cielo .
Il Mago era vecchio, e non era più abituato alla confusione.
"Zitti, o non riuscirò a ricordare la formula per riportarla qui."
Si fece un silenzio totale.
E poiché tutti avevano desiderato con Amore che lei tornasse sull'isola, e poiché quello era anche il suo desiderio, la bimba si ritrovò all'istante nella radura del bosco, tra coloro che le volevano bene.
Era commossa. Ora anche lei sorrideva come gli altri, e giocava con Pallino, con Andrea, con Nicola, e con gli animali del bosco. Quando veniva buio, bambini e animali si radunavano nella radura protetta, e sedevano a cerchio: la bimba nel centro. Raccontava fiabe. Una le era particolarmente cara, e anche ai bambini piaceva tanto, così che ogni sera le chiedevano di ripeterla. Lei li accontentava. La fiaba cominciava così:
“Là nel mondo, in una grande città, viveva un bimbo di nome Martino...
Amici di Paco, n°44 speciale Natale 2009
LA RIVISTA DEL FONDO AMICI DI PACO